Shelby

E c'era la lupa bianca. Avevo letto che i lupi si accoppiano per la vita, e l'avevo vista con il capobranco, un lupo robusto, nero quanto lei era bianca. L'avevo visto annusarle il muso e guidarla attraverso gli alberi scheletrici, con il pelo che brillava come un pesce nell'acqua. Aveva una sorta di bellezza selvaggia e inquieta. Anche lei, riuscivo benissimo a immaginarmela assalire un essere umano.

[...] la lupa bianca ci guardava con occhi ardenti. Sentii un brontolio vicinissimo e capii che il mio lupo stava ringhiando contro di lei. La lupa si avvicinò, insolitamente audace, e lui si volse tra le mie braccia per fronteggiarla. [...] Lei non ringhiò mai, e in un certo senso, era peggio così. Un lupo avrebbe dovuto ringhiare. Invece si limitava a spostare lo sguardo da lui a me. Ogni dettaglio del linguaggio del suo corpo emanava odio.

La lupa bianca era dall'altra parte del vetro, con le zampe sul davanzale esterno. Era così vicina che veedvo l'umidità intrappolata tra i peli arruffati della sua pelliccia. Mi fissò, con i suoi occhi blu acceso, sfidandomi a sostenere il suo sguardo.

Mi voltai e la vidi, enorme per essere una femmina, il anto bianco che nella piena luce del giorno aveva assunto sfumature ordinaire, giallognole. Swìembrava che fosse scampata alla caccia senza un graffio. Aveva le orecchie appena rivolte all'indietro e osservava il miol ridicolo abbigliamento con la testa piegata di lato. [...] Lessi diffidenza negli occhi di Shelby, che riflettevano la sua espressione umana. Era così che andava tra me e lei: non riuscivo a ricordare una volta che non fossimo stati in conflitto. Io mi aggrappavo alla mia parte umana - e alla mia ossessione per Grace - come un uomo che sta annegando, e invece Shelby accettava volentieri l'amnesia che sopraggiungeva con la pelle lupina. Senza dubbio aveva mille ragioni per dimenticare.[...] Shelby mi fissava dritto negli occhi: un atteggiamento molto umano, considerato che la mia posizione nel branco era troppo alta perchè altri lupi all'infuori di Paul o Beck potessero sfidarmi in quel modo.

"Shelby" dissi, e stavolta nella mia voce non c'era nessun orgoglio. "Ti ho già parlato di lei." [...] Il ricordo dell'ultima volta che io e Shelby ci eravamo visti mi fece rivoltare lo stomaco. "Io e lei non vediamo le cose allo stesso modo. Lei pensa che essere lupo sia un dono."

"Shelby" [..] Mantenni la voce calma. "E' carina."+Sam ringhiò in un modo delicato e selvatico che mi strinse lo stomaco dal desiderio. Mi premette le labbra sul collo, senza darmi un bacio vero e proprio. "L'hai incontrata, sai?"
Non ci voleva un genio per capire. "La lupa bianca ?" E poi chiesi, tanto per curiosità: "Perchè ti guarda in quel modo?" "Oh, Grace" disse, allontanando le labbra dal mio collo. "Non lo so. Lei è... non lo so. Crede di essere innamorata di me. Vuole essere innamorata di me."
"Perchè?" chiesi. Fece una risatina, per niente divertita. "Perchè mi fai una domanda così difficile? Non lo so. Credo che abbia avuto una vita dura prima di unirsi al branco. Le piace essere un lupo. Le piace la mutua devozione. Vede in che rapporti siamo io e Beck e pensa che stando con me potrà appartenere ancora di più al branco." "Una può innamorarsi di te per quello che sei" puntualizzai. Sentii il corpo di Sam dietro di me irrigidirsi. "No, non è per quello che sono. La sua è... un'ossessione."

Con la terza scatola di libri arrivò un nuovo membro del branco: Shelby, una ragazza snella, abbronzata, coperta di lividi, con un fortissimo accento del Sud. Ricordavo Beck che diceva a Paul: "Non potevo lasciarla lì. Dio! Paul, tu non hai visto da dove veniva. Non hai visto cosa le stavano facendo."
Mi dispiaceva per Shelby, perchè si era resa inaccessibile agli altri. Ero l'unico che era riuscito a mandare una scialuppa di salvataggio in quell'isola che Shelby era diventata, strappandole qualche parola e, a volte, un sorriso. Era strana, un animale fragile che avrebbe fatto qualsiasi cosa per riprendere il controllo della sua vita. Rubava le cose di Beck perchè lui le chiedesse dove fossero; giocherellava con il termostato solo per guardare Paul alzarsi e andarlo a sistemare, nascondeva i miei libri perchè invece di leggere parlassi un po' con lei.

Ero a letto e leggevo una raccolta di Yeats che mi aveva comprato Ulrik, e Shelby era saltata sul materasso e aveva calpestato il libro, spiegazzando le pagine.
"Vieni a sentire gli ululati che ho trovato online" aveva detto. "Sto leggendo" "Gli ululati sono più importanti" aveva detto Shelby, torreggiando su di me, arricciando e spiegazzando ancora di più le pagine con le dita dei piedi. "Perchè perdi tempo a leggere quella roba?" Indicò la pila di testi scolastici sulla scrivania accanto al letto. "Non è quello che diventerai quando sarai grande. Non sarai un uomo. Sarai un lupo, perciò dovresti imparare le cose che riguardano i lupo."
"Zitta" dissi.
"Beh, è vero. Non sarai Sam. E' uno spreco leggere tutti quei libri. Sarai il maschio alfa. L'ho letto. E io sarò la tua compagna. La femmina alfa." Aveva un'espressione eccitata, febbrile. Shelby non voleva altro che lasciarsi il passato alle spalle.

Dietro di lui, Shelby se ne stava in silenzio, braccia incrociate, a guardare Paul ansimare tra le foglie morte. A guardare me e Beck con le teste unite. Le mani di Shelby erano pugni, e una di loro avevano una macchia nera polverosa. [...] Sapevo che era stata Shelby a liberare i cani. Voleva che io fossi al comando, con lei al mio fianco, e Paul mi era d'intralcio. E adesso era Grace a essere d'intralcio a lei.

Ripensai al volto di Shelby quando mi aveva chiesto: "Vuoi vedere le mie cicatrici?"
"Quando te le sei fatte?" replicai. "Quando sono stata attaccata. Dai lupi."
"No"
Me le mostrò comunque. La pancia era increspata da uno sfregio che spariva sotto il reggiseno. "Dopo che mi hanno morsa sembrava un hamburger."
Non volli sapere. Shelby non si riabbassò la camicia. "Farsi uccidere da noi dev'essere l'inferno. Dobbiamo essere il modo peggiore per morire."